Pavimentazione esterna di un terrazzo esposto alle intemperie: quale legno si presta maggiormente?

anonimo: Sto cercando una soluzione per la pavimentazione esterna di un terrazzo di circa 50 mq costituito da una struttura autoportante in acciaio collocata immediatamente a fianco della casa per evitare ponti termici. Il terrazzo non sarà riparato dalle intemperie ed è collocato a 800 m s.l.m. in zona alpina.

Mi era stata proposta la soluzione delle doghe in larice, ma varie persone mi hanno sconsigliato tale opzione per il rischio di schegge camminando a piedi nudi.

Per motivi ecologici scartiamo i legni tropicali, non sono infatti riuscito a trovarne certificati FSC.

Sto quindi considerando:

Frassino termotrattato FSC
Bamboo termotrattato FSC
Pino radiata FSC impregnato
Pino radiato FSC acetilato

Che cosa è più adatto dal punto di vista tecnico?

ultimo aggiornamento
09.11.2015 (09.10.2015)
Nr.: 16735


Risposta team esperti Ing. Massimo Del Senno:

Per avere informazioni sulla disponibilità di materiale certificato FSC probabilmente la procedura migliore (se non già sperimentata) è rivolgersi direttamente ad uno degli enti certificati (l’elenco è reperibile sul sito FSC Italia), informazioni in questo senso dovrebbero essere disponibili anche presso Fedecomlegno (Associazione nazionale degli importatori, dei commercianti e degli Agenti di materia prima legno, derivati e semilavorati)

all'indirizzo e-mail:

fedecomlegno@federlegnoarredo.it fedecomlegno@federlegnoarredo.it

o sul sito:

http://www.federlegnoarredo.it/it/associazioni/fedecomlegno.

 

È appena il caso di ricordare che molte specie tropicali di interesse commerciale sono oggi coltivate in piantagione (p. e. il Tek viene anche coltivato in Africa, anche se occorre fare attenzione dato che l’espressione “Tek africano” può essere usata commercialmente per designare l’Iroko). Il materiale proveniente da piantagioni può però avere caratteristiche fisico–meccaniche inferiori a quello di foresta (probabilmente perché allevato in modo da favorire l’accrescimento anche a spese della massa volumica).

Per i materiali indicati nella richiesta va ricordato che se per termotrattamento si intende quello con esposizione a temperature dell’ordine di 190 – 220 °C, il prodotto è caratterizzato da una stabilità dimensionale significativamente migliore per le conifere (per le latifoglie questo effetto è sensibile solo nei trattamenti a più alte temperature); tali trattamenti conferiscono anche significativi miglioramenti della resistenza alle intemperie sia per le latifoglie che per le conifere.

Tra le specie indicate, il Frassino si raccomanda come piano di calpestio per l’elevata durezza, ma non è certo che il trattamento termico conferisca a questa specie una durabiltà idonea al tipo di servizio ipotizzato (il Frassino secondo il prospetto 2 dalla norma UNI EN 350 – 2 è in classe 5, corrispondente a non durabile). I legni acetilati (in cui i radicali OH sono in gran parte o del tutto sostituiti da gruppi acetilici) sarebbero modificati fino a raggiungere valori di durezza e durabilità elevati, ma si tratta, va detto, di informazioni fornite dalle aziende produttrici. 


La mia domanda alla redazione...

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