Quale classe di reazione al fuoco deve avere un perlinato in legno di una copertura in una struttura sportiva al chiuso?

christian gasparotto, RN (Ingegnere): In riferimento al quesito:
"Quali caratteristiche di resistenza al fuoco devono avere gli elementi di completamento di un fabbricato, ad esempio il tavolato di una copertura in legno?" (compresa la possibilità  di non avere classe R60 per il perlinato), vorrei sapere invece in termini di classe di reazione al fuoco come mi devo comportare? Per esempio una struttura sportiva al chiuso, copertura in lamellare (3 orditure) con perlinato in legno di abete. Esclusa per ovvie ragioni di economicità  e problematiche varie la possibilità  di ricorrere a vernici impregnanti (certificazioni di soli 5 anni!!!) ed escluso di utilizzare materiali di finitura differente, come posso risolvere la problematica? Mi sembra di aver capito che tale perlinato deve comunque essere di classe di reazione 1.

ultimo aggiornamento
10.10.2014 (17.04.2009)
Nr.: 8762


Risposta team esperti Prof. Ing. Maurizio Piazza:

Occorre inoltre chiarire la differenza tra resistenza al fuoco e reazione al fuoco.

La resistenza al fuoco viene definita attraverso i parametri di stabilità  al fuoco (R), di tenuta al fuoco (E) e di isolamento termico (I) del pacchetto costruttivo. Il valore di resistenza al fuoco di un elemento strutturale viene valutata in minuti. Se per una parete viene certificata una resistenza al fuoco REI 60, significa che tale elemento strutturale è in grado di garantire una certa portata per 60 minuti di azione di incendio per un determinato combinazione di carichi (con un valore comunque piö basso di quello utilizzato per le verifiche agli stati limite ultimi in condizioni normali).

La reazione al fuoco riguarda invece il comportamento dei materiali ed è definita come il grado di partecipazione di un materiale combustibile al fuoco al quale è esposto, e di contribuire alla sua propagazione. Essa dipende da intensità  e durata dell’azione della sorgente di calore alla quale il materiale è esposto. La classe di reazione al fuoco non è quindi da riferirsi al pacchetto completo, ma ai singoli strati che compongono il pacchetto. Attualmente la distinzione prevista dal DM del 26/06/84 dei materiali in incombustibili (classe 0) e combustibili (classe da 1 a 5), non è piö in vigore, ma si sono adottate anche in ambito nazionale le cosiddette »Euroclassi« di reazione al fuoco (A1, A2, B, C, D, E, F) determinate in accordo con la norma UNI EN 13501-1. Sulla questione della possibile corrispondenza tra le vecchie classi di reazione »italiane« e quelle nuove »europee«, occorre precisare che cio non è - in via teorica - semplice nè automatico, anche se – in pratica – alcuni raffronti si possono istituire. Ci si puo riferire al D.M.15.03.2005 (G.U. n.73 del 30/03/05) del Ministero dell’Interno »Classi di reazione al fuoco per i prodotti da costruzione da impiegarsi nelle opere per le quali è prescritto il requisito della sicurezza in caso d’incendio«. »Euroclassi« di reazione al fuoco (A1, A2, B, C, D, E, F) determinate in accordo con la norma UNI EN 13501-1. Occorre quindi controllare se esistono specifiche richieste per quella particolare tipologia costruttiva e per quella specifica destinazione d’uso, riferendosi anche ad altri D.M o circolari applicative VV.F. Sulla questione della possibile corrispondenza tra le vecchie classi di reazione »italiane« e quelle nuove »europee«, occorre precisare che cio non è - in via teorica - semplice nè automatico, anche se – in pratica – alcuni raffronti si possono istituire. Ci si puo riferire al D.M.10.03.2005 del Ministero dell’Interno »Classi di reazione al fuoco per i prodotti da costruzione da impiegarsi nelle opere per le quali è prescritto il requisito della sicurezza in caso d’incendio«.


La mia domanda alla redazione...

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