Vorrei realizzare un parquet in legno di acero in un fabbricato ad uso abitativo, mi potrebbe dare alcune informazioni circa la compatibilità  con il sistema di riscaldamento a pavimento?

anonimo: Vorrei realizzare un parquet in legno di acero in un fabbricato ad uso abitativo.
Preciso che vorrei utilizzare un parquet a tre strati così costituito: il primo è in legno nobile ed è spesso 4 mm, gli altri due sono in abete e sono disposti a vena incrociata tra loro per annullare le tensioni dinamiche del legno e garantire stabilità  al pavimento, per uno spessore complessivo di 14 mm.
Ho letto che questo tipo di legno potrebbe risultare poco idoneo nel caso di riscaldamento a pavimento, per la possibilità  di fessurazioni dovute alla temperatura.
Mi confermate questa possibilità  anche per l'utilizzo di parquet multistrato o è una considerazione che viene fatta per il massello?

ultimo aggiornamento
10.10.2014 (14.12.2011)
Nr.: 13490


Risposta team esperti Ing. Massimo Del Senno:

Nel caso di riscaldamenti »a pavimento« è abbastanza frequente l’adozione di piani di calpestio in parquet: l’ipotesi presentata (14 mm di spessore) probabilmente determina una minor conducibilità  termica tra corpo scaldante e superficie radiante, per cui, al fine di ottenere sulla superficie radiante la temperatura richiesta per un adeguato comfort, occorrerà  portare le serpentine ad una temperatura superiore a quella utilizzata con sistemi a piö elevata conducibilità . Si tratta comunque di temperature dell’ordine di 30 °C, che non generano nel rivestimento alcun problema. Per chiarire il coefficiente di dilatazione termica del legno, perpendicolarmente lee fibre è dell’ordine di 50 X 10-6 per grado centigrado, il che nell’intervallo di temperatura di 10 °C che si puo attendere in un ambiente di soggiorno (se assumiamo come minimo 20 °C) corrisponde, per un elemento della larghezza di 10 cm a una dilatazione di 5 millesimi di millimetro, se il materiale è, come sembra, deposto con la fibratura incrociata, essendo il coefficiente di dilatazione termica longitudinale circa un decimo di quello trasversale, la dilatazione totale sarà  ulteriormente ridotta (in ragione dei rapporti degli spessori dei diversi strati) quindi chiaramente trascurabile. Diverso è il discorso per quanto riguarda i movimenti igrotermici (legati alle variazioni di umidità ). Se il materiale è adeguatamente condizionato anche questo inconveniente dovrebbe essere evitato. Generalmente la letteratura, per materiale posato su pavimenti riscaldati suggerisce un umidità  del 10 %.

 

Le fessurazioni sono in genere un problema legato al gradiente di umidità  attraverso lo spessore : se la variazione di umidità  è tale da provocare un imbarcamento con la concavità  verso l’alto e l’elemento non puo deformarsi si fessura. La struttura a strati con fibratura incrociata limita ovviamente, questi fenomeni secondo il meccanismo accennato per la dilatazione termica, anche se i movimenti igrotermici sono piö importanti .


La mia domanda alla redazione...

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