Qual è il trattamento più idoneo da applicare ante-operam alle tavole di uno steccato al fine di ridurre il più possibile la futura manutenzione? Ci sono alternative migliori dal punto di vista qualità/prezzo al larice?

anonimo: Nell'ambito della ristrutturazione di casa ho ipotizzato di sostituire la rete metallica di confine con un tavolato di legno ad assi verticali. La mia idea era quella di utilizzare tavole di larice spessore 25 cm, lunghezza 180 cm a larghezze variabili distanziate di 5 mm l'una dall'altra. Al fine di ridurre il più possibile la futura manutenzione dello steccato, preservando comunque lo stesso dagli agenti atmosferici e dalle più comuni patologie vegetali, chiedo quale potrebbe essere il trattamento più idoneo da applicare ante-operam (termotrattamento, autoclave etc. se necessari) e se ci sono alternative migliori dal punto di vista qualità/prezzo al larice.

ultimo aggiornamento
24.04.2017 (31.03.2017)
Nr.: 18059


Risposta team esperti Ing. Massimo Del Senno:

Il legno di Larice LIMITATATMENTE AL DURAME è resistente agli insetti, ma presenta una modesta resistenza agli attacchi fungini, il che, data anche la difficoltà di effettuare trattamenti preventivi, impone cautele in applicazioni in cui si possano verificare condizioni ambientali favorevoli all’insediamento di funghi. Questo è verificabile anche nell’architettura tradizionale nella quale gli elementi sia strutturali sia di tamponamento realizzati in larice non poggiano direttamente sul terreno ma su opere in laterizio o in pietra. (classica struttura dell’edificio rurale tradizionale in montagna: piano terra in muratura, piani superiori in larice, tetto con aggetto importante per evitare il dilavamento diretto da parte degli agenti meteorici e protezione, p. e., mediante tavolette a perdere delle testate delle travi eventualmente esposte.  Quindi per un impiego come quello ipotizzato occorrerebbe:

isolare il manufatto dal suolo (posandolo su cordolo in pietra o utilizzando supporti metallici in modo tale da mantenere le tavole fuori dal contatto col suolo, e proteggendo le testate in alto meccanicamente o tramite adeguata finitura filmogena.

Per quanto riguarda le alterazioni cromatiche dovute all’esposizione alle intemperie se non si desidera che il manufatto assuma un aspetto ”vissuto” occorrerà ricorrere ad una finitura impregnante della tinta desiderata. Altri tipi di trattamenti non appaiono convenienti data la difficoltà (al limite dell’impossibilità) di impregnazione di questa specie legnosa e l’onerosità di un termo trattamento che, a quanto risulta, indurrebbe anche un infragilimento del legno.


La mia domanda alla redazione...

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